24.4.12

Elle à Table japonesa elegeRodrigo Oliveira um dos jovens chefs mais influentes do mundo

O chef Rodrigo Oliveira e as comidinhas que serve no Mocotó

         
Li a notícia que segue abaixo na newsletter do crítico gastronômico italiano Paolo Marchi, do Identità Golose, e quase caí pra trás.

Não falo italiano, mas entendo o suficiente para ver que a edição de maio da revista japonesa Elle à Table fez uma lista dos chefs mais importantes do mundo (Alex Atala em nono lugar). Até aí, nenhuma novidade.

Mas a revista fez também uma lista dos jovens chefs de grande relevância, em que o segundo colocado é ninguém menos que.... Rodrigo Oliveira do Mocotó!!!

Muito bom saber que os estrangeiros - até aqueles do outro lado do planeta - começam a reconhecer que o Brasil tem outros talentos e embaixadores além do Alex Atala. 

Deco, Carluccio, Edgard e outros leitores italianófilos, se eu li algo errado na notícia abaixo, me avisem... :)
    


"Il vero problema è leggerlo, perché non vi sono dubbi sull’importanza del servizio uscito sul numero di maggio 2012 del mensile ELLE à table, versione giapponese. E’ andata così: Yumiko Inukai, tra l’altro riferimento per il Giappone per i 50 Best, ha chiesto a tre colleghi importanti, Melissa Clark, François Simon e William Sitwell, più il sottoscritto, quali pensano siano i 10 migliori chef al mondo e i 5 baby top. Idem, almeno per me, a livello di Italia, 15 e 10 nomi. Purtroppo nel servizio fatico a capire i confini tra scelte nazionali e quelle globali anche perché sono stati riportati i cuochi più citati, senza però stilare classifiche. In ogni modo, la prima pagina è interamente occupata da Bottura e la seconda da René Redzepi.

Queste le mie classifiche mondiali: Top mondo 1. René Redzepi (Noma a Copenhagen): “Redzepi ha il grandissimo merito di avere catturato l’attenzione del mondo su una cucina, quella dei Paesi Nordici, dell’estremo nord europeo a ridosso dei ghiacci perenni, che letteralmente non esisteva o, in ogni modo, non aveva nulla di affascinante tanto che l’alta cucina, tra la Danimarca e il Polo Nord , era sempre stata un scopiazzatura dell’Haute Cuisine francese. A lui il merito di avere reso golosi i licheni tanto da farceli sognare”.

2. Massimo Bottura (Osteria Francescana a Modena): “Bottura ha saputo mettere nuova linfa e profonda intelligenza in piatti e in sapori che tutti al mondo pensavano di conoscere fin nel più piccolo dettaglio. Una tradizione rivoluzionaria”.

3. Joan Roca (El Celler de Can Roca a Girona): “In un periodo che vede la Spagna meno glamour perché Ferran Adrià si è ritirato, trasformando il Bulli in una fondazione, e Santi Santamaria è scomparso, i tre fratelli Roca, Joan, Josef e Jordi, ci ricordano come la rivoluzione iberica ha radici e motivazione vere e serie. Non era affatto una moda anche se è passata di moda”.

Quindi: 4. Seiji Yamamoto (Nihonryori RyuGin a Roppongi Tokyo); 5. Massimiliano Alajmo (Le Calandre a Rubano – Padova); 6. Daniel Humm (Eleven Madison Park a New York); 7. Carlo Cracco (Ristorante Cracco a Milano); 8. Pascal Barbot (Astrance a Parigi); 9. Alex Atala (D.O.M. a San Paolo); 10. Gaston Acurio (Astrid y Gaston a Lima).

Top 5 giovani: 1. Josean Martinez Alija (Nerua a Bilbao): “Alija è un alieno nel senso che sapeva cosa avrebbe fatto da grande quando ancora era nella culla, una di quelle persone che hanno il futuro già disegnato nella loro testa e sanno assecondarlo con serietà e discrezione. Genio precoce, ha temperato il suo carattere in anni di incompresa ristorazione all’interno del museo Guggenheim a Bilbao. Ora che ha un locale più suo, lo applaudono anche coloro che non volevano vedere e capire. O non ci riuscivano a vedere e a capire per loro ignoranza”.

2. Rodrigo Oliveira (Mocotò a San Paolo): “La cucina brasiliana semplicemente non esiste. Il Brasile è un continente nel continente con mille volti e culture che rendono forti cucine popolari e povere. Rodrigo Oliveira sta codificando la tradizione che meglio conosce per elevarla al rango di grande cucina mondiale. Due secoli dopo la Francia e uno dopo l’Italia”.

3. Magnus Nilsson (Fäviken Magasinet a Järpen): “Il ristorante di Magnus Nilsson conta 16 coperti e ben pochi tavoli ma si trova anche in un villaggio a ridosso della Lapponia dove le renne sono mille e mille volte più numerose degli uomini. Inutile chiedersi se avrebbe cucinato nordico se non ci fosse stato prima Redzepi. Se possibile, la sua mano è ancora più asciutta e severa del danese. In fondo uno sta nel vuoto innevato e l’altro in una capitale di un milione di abitanti che ha un lunapark per simbolo”; 4. Stevie Parle (The Dock Kitchen a Londra); 5. Lorenzo Cogo (El Coq a Marano Vicentino – Vicenza)."

E mais Rodrigo Oliveira e Mocotó no Boa Vida:


Mocotó: um post sentimental

Leitores do Boa Vida almoçam no Engenho Mocotó: farra!

Chef Rodrigo Oliveira cozinha com Atala e Carla Pernambuco no Astor

Rodrigo Oliveira e outros chefs do Brasil participam do Gastronomika, em San Sebastian
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